Oggi e' la festa della fratellanza qui in Gujarat.
Secondo la tradizione, le bimbe/ragazze devono legare un braccialettino al
polso di un fratello/cugino/amico stretto, che si impegnera' a prendersi cura
di loro per tutto l'anno.
Anch'io ne ho ricevuto uno :)
...
La mattinata e' proseguita all'insegna di giochi che hanno coinvolto tutti, grandi e piccini.
Olle' :)
...
Quando e' stata ora di andare con le bimbe poche
parole e molte lacrime agli occhi malamente trattenute.
Bapuji mi ha accompagnata all'aeroporto. Sono stata
felice che sia venuto lui. Con lui non c'e' stato bisogno di parole. Con lui e' bastato uno sguardo. Altro non sarei stata in grado di gestirlo.
…
Ora sono in viaggio. Arrivero' a Bangkok un'oretta
prima della mia compagna di avventure (in Thailandia ci sara' anche V., la
piccola stregona, conosciuta grazie alla tappa a Pondy).
Un paio di giorni a zonzo per la capitale thailandese
e poi via di nuovo in marcia per Sangkhlaburi, al confine con la Birmania. I bambini della foresta ci aspettano!
Prima che la situazione si aggravasse, me ne sono
stata tutto il giorno in camera. Che beffa dover trascorrere cosi' l'ultimo
giorno qui!
Il non dover parlare, pero', ha anche i suoi lati
positivi: ti da' modo di non dover spiegare a parole cosa provi alle persone
che ti stanno intorno. Tanto credo che si legga tutto dall'espressione del mio
viso...
Non potevo parlare, ma non c'e' stato verso di
salvarmi dal ballo tipico. Armata di bastoncini, mi sono messa a camminare in
tondo con le bimbe e a battere il tempo a ritmo di musica. Per fortuna che la
batteria della macchina fotografica era scarica!
Bapuji mi ha chiesto di trascorrere la mattinata
dividendomi tra le classi 7, 8, 9 e 10 per parlare e far parlare il piu'
possibile inglese ai bimbi. Ammetto di aver faticato non poco a ottenere il
risultato e, con la classe 10, mi ci sono proprio arrabbiata per il muro di
silenzio che mi hanno piazzato davanti. Lo so che sono timidi e che funziona
cosi, ma dopo un po' che tentavo invano ero talmente scoraggiata che ho preso e
sono uscita dall'aula lasciandoli da soli.
Le bimbe oggi sono rimaste a casa da scuola. Le Sr
hanno pensato di dar loro un giorno di vacanza per riposarsi dalle fatiche di
ieri e per darci la possibilita' di passare qualche ora in piu' insieme.
Bapuji e' passato a prendermi alle 17:30. Cavoli, per
quanto fossi contenta di tornare a Gondal, salutare le bimbe di Vasavad non e'
stato poi cosi' semplice. “Quando torni a trovarci?”. “Stavolta non lo
so”. Magari avessi potuto rispondere, con una certa sicurezza, come un anno
fa “Presto!”.
Sono salita in macchina e mi sono fatta distrarre
dagli aggiornamenti di Bapuji sulle bimbe di Gondal. Sono sempre piu' dell'idea
che a volte sia meglio non pensare troppo... Certo e' che se poi si viene
accolte da sguardi illuminati di felicita' ed entusiasmo contagioso, i tristi
pensieri fanno sicuramente meno male ;)
Doveva essere una gita spensierata, una giornata di
allegria e divertimento, un'occasione per condividere esperienze, per ridere e
chiacchierare.
La sveglia e' suonata alle 5. Mezz'ora dopo un pullman
affittato ci avrebbe portate tutte a Veraval, una cittadina famosa per un
antichissimo e bellissimo tempio sul mare.
La prima ora di viaggio se n'e' andata in balli, canti
a squarciagola e continui su e giu' delle bimbe scatenate.
Dopo...
...Meta' di loro aveva la testa fuori dal finestrino
col vomitino...
...Il tragitto e' durato 6 ore anziche' le 3
previste...
...Nel tempio sul mare siamo entrate giusto il tempo
per rubare un'occhiata...
...Appena arrivate in spiaggia e pucciati i piedi
nell'Oceano, uno scroscio d'acqua ci ha costrette a correre ai ripari sul
pullman...
...Gia' alle 16 l'autista si e' messo a pressare
perche' ripartissimo...
...Ho scoperto che la strada che aveva provocato tanto
malessere all'andata non era quella generalmente percorsa da chiunque voglia
raggiungere Veraval...
...L'autista si e' rivelato peggio di una scimmia
ammaestrata, ostinandosi a non voler cambiare strada per il ritorno perche' “Il
mio capo mi ha detto di fare cosi', perche' e' l'accordo preso con Fr T., il
prete che vi ha affittato il pullman, quindi io vado per di li'”...
...Il capo dell'agenzia dei pullman ha passato un'ora
evitando accuratamente di farsi contattare da noi, ossia fregandosene della
situazione e delle nostre richieste.
Alla fine non c'ho visto piu'! A ragione o a torto, ho
tenuto in stallo per un'ora tutta la combriccola, attaccandomi al telefono per
contattare Fr T. e chiedergli una mano per risolvere la situazione.
Meglio che tralasci quello che non ho detto
all'autista, che comunque non parlava/capiva una parola di inglese (ma il tono
direi che parlava da solo), durante quei 60 minuti di attesa...
Comunque, tutto e' bene cio' che finisce bene:
l'intervento provvidenziale di Fr T. ha
smosso a dovere le acque, cosi' che per rientrare e' stata presa la strada meno
dissestata. A parte che siamo arrivate alla boarding house dopo le 22, il
viaggio e' andato decisamente meglio: le bimbe erano allegre e spensierate e
non piu' impegnate a non stare male o vomitare sul sedile. Finalmente si
respirava aria di gita.
Di una cosa sono contenta, ripensando a questa
giornata: credo che le bambine, per lo meno le piu' grandi, abbiano colto
l'importanza di lottare per i propri diritti senza farsi mettere troppo i piedi
in testa.
Forse perche' resto solo pochissimi giorni. Forse
perche' e' davvero la prassi. Forse perche' le cose cambiano. Forse perche' a
volte basta chiedere. Forse per un motivo. Forse per un altro. Sono stata
felicissima di mangiare con le bimbe e vedere nei loro occhi la mia stessa
emozione. Sedute a terra, in due file una davanti all'altra, abbiamo gustato
deliziosi curry e chapati col sorriso sulle labbra.
Un grazie alle Sr che hanno accontentato la mia
richiesta!
La sveglia alle 4:45 non e' mai facile da digerire,
soprattutto quando si scopre poi che sarebbe stato possibile dormire per
un'ulteriore ora...
Sonno!!!
Il programma della giornata prevedeva la visita alle
famiglie di alcuni bimbi e bimbe di Gondal, prima del mio trasferimento per il
weekend a Vasavad, dove altre bambine conosciute un anno fa attendevano la mia
visita.
Ho trovato emozionante entrare nelle case dei bambini
e conoscere i loro genitori. Ancora di piu' mi ha emozionata vedere l'orgoglio
e la felicita' negli occhi di questi padri e queste madri quando ho mostrato
loro le foto dei loro figli in pose sorridenti o mentre giocavano allegri coi
loro amici.
Il giro di visite si e' concluso nel tardo pomeriggio,
dopo non so quanti chai e ore di macchina.
Sono arrivata a Vasavad piu' di la' che di qua.
Fortuna che i sorrisi delle bimbe alleviano ogni
stanchezza. :)
Sono giorni che non scrivo. Mi sono lasciata
totalmente coinvolgere dalla quotidianita' della boarding house e
dall'entusiasmo contagioso delle bambine. Ho vissuto il presente, ogni singolo
istante, lasciando da parte domande e pensieri. Ho rivissuto la magia di questo
posto con serenita' e spensieratezza. E sono stata meravigliosamente bene!
Le risate e la complicita' con le bimbe.
Le lunghe chiacchierate con Bapuji.
Il super gustosissimo chai, il piu' buono che mi sia
mai capitato di assaggiare, e la rotazione dei menu di colazione/pranzo/cena
cosi' familiare.
Il vento incessante, ma piacevole, a spezzare le calde
giornate di sole.
Le partite mattutine di kho-kho e gli allenamenti
pomeridiani di calcio e basket.
Il pomeriggio domenicale rubato clandestinamente allo
studio per ballare e cantare musica occidentale sommessamente diffusa dal mio
computer.
La visita al tempio per la festa di Shiva e i timorosi
“Non si fa” delle bimbe al mio cantare per strada o salutare delle donne
di ritorno dal lavoro nei campi.
Le ore in classe per far parlare il piu' possibile i
bambini in inglese.
Gli interminabili saluti serali della buonanotte e i
sonnacchiosi “Buongiorno” all'alba.
Gli esercizi di yoga e i canti di preghiera.
L'ilarita' per i nuovi nickname e la tenerezza per gli
storici.
Non ho praticamente dormito. Un po' perche' mi sono
lasciata convincere da S. e la giovane spagnola a rimanere tutte e tre insieme
(“Tanto ci alziamo per salutarti. Cosi' e' piu' facile”), un po' per
l'agitazione dell'ultima notte prima della partenza.
Alle 4:30 B. (l'autista) ha avviato puntuale il motore
della jeep.
Un abbraccio a S. e un “Sicura di non voler andare
a dormire tranquilla?!?” alla giovane spagnola, che ha voluto
accompagnarmi, ed eccomi in macchina diretta in aeroporto.
Com'era immaginabile, la giovane spagnola e' crollata
addormentata sul sedile accanto a me in poco piu' di un quarto d'ora. Hihihi!
Siamo arrivati a destinazione in un batter d'occhio. B.
deve aver messo il turbo. L'aeroporto era ancora chiuso.
“Ciaooooo!!!”.
Delle 14 ore, tra attese, voli e pennichelle, penso
che ricordero' per un po' l'incipit...
Fatto il check in mi sono diretta al controllo della
polizia con l'idea di sedermi al gate e attendere l'imbarco sonnecchiando.
Ho svuotato le tasche. Mi son tolta gli occhiali da
sole dalla testa. Ho tolto il computer dalla sacca. Ho piazzato il tutto sul
rullo. Ho superato il metal detector. Ho fatto per recuperare il tutto...“Signorina,
quella sacca e' sua?”. “Si', perche'?”. “Ci sa dire che cos'e'
quella?”. “Cos'e' quella...”.
:O
:O
:O
Neanche il tempo di terminare la domanda che
un'espressione di stupore, orrore, sorpresa, panico, curiosita' mi si e'
dipinta sul volto. Sul monitor c'era l'immagine della mia sacca e del suo
contenuto e tra tutto spiccava la nera forma di una pistola. “E quella che
cavolo e'?!?”.
Manco a dirlo, mi e' toccato svuotare il bagaglio a
mano, sotto il fastidioso sguardo degli altri passeggeri assetati di notizie,
per facilitare il controllo certosino di ogni singolo oggetto da parte di due
poliziotti.
Quale combinazione di oggetti abbia prodotto
quell'immagine sullo schermo, ancora non l'ho capito. Fortunatamente (avevo
forse dubbi?!?), si e' rivelato solo un falso allarme, ma lo spavento iniziale
c'e' stato tutto. Come avrei mai potuto giustificare la presenza di un'arma da
fuoco nel mio bagaglio, se nemmeno io ne sapevo l'origine? Mi son lasciata
tormentare da questo quesito per un paio d'ore buone, prima di rinunciare a
trovare la risposta. L'accaduto rimarra' un mistero!
Non so esprimere a parole la gioia e l'emozione al mio
arrivo a Rajkot. La felicita' di incrociare lo sguardo altrettanto emozionato
di Bapuji (Fr J., direttore della boarding house di Gondal, dove avevo chiesto
di andare per far visita alle bimbe conosciute l'anno scorso) e il suo caloroso
benvenuto. La sempre cara Sr P. (responsabile del progetto in Gujarat). La
piacevolissima chiacchierata con Bapuji durante il tragitto in macchina (e'
venuto a prendermi per portarmi subito a Gondal. Grande uomo!). E poi loro: le
mie adorate cucciole! Eravamo tutte super emozionate, al punto che non
riuscivamo nemmeno a parlare.
Ancora non trovo le parole per esprimere la gioia e
l'emozione di essere tornata in questo posto per me magico.
Dopo vani tentativi, il giovane riesce finalmente a
conquistare il cuore dell'amata ed e' magia. I due sono felici e si godono l'un
l'altra.
Un giorno lei viene a sapere che la sua famiglia le ha
combinato il matrimonio con un altro uomo, di cui lei non sa nulla e che,
ovviamente, non ama.
I due ragazzi scappano nella notte per sposarsi in
segreto, ma davanti al momento del si' lei decide di non dare questo dispiacere
ai genitori e di tentare di convincerli delle proprie ragioni.
La prima reazione della sua famiglia e' una scarica di
botte contro il ragazzo, che, rialzatosi grazie alla forza dell'amore (e della
disperazione?!?), fa un bellissimo discorso sull'importanza dei sentimenti e su
quanto questi contino piu' delle differenze socio-economiche o religiose.
Per quanto visibilmente colpiti dalle sue parole, i
genitori della ragazza perseverano con la propria scelta.
Due cuori si spezzano in un istante.
Anni dopo (a Pondicherry) lui incontra un'altra, se ne
innamora e la conquista. I due si sposano.
Nelle ultime scene si vede il ragazzo con la nuova
compagna, che va a cena a casa della giovane che aveva amato in passato, gia'
mamma di un bimbo avuto dal marito impostole dalla famiglia.
I due erano rimasti amici per non perdersi del tutto.
Happy end!
…
Happy end?!?!?!?
Vero e' che in sala i fanciulli erano tutti fischi e
urli di approvazione a ogni inquadratura delle attrici, ma e' vero anche che
V., S., la giovane spagnola e sottoscritta siamo uscite dal cinema col groppo
in gola e poco c'e' mancato che ci andasse di traverso l'ultima cena insieme al
ristorante.
A ognuno l'ardua sentenza!
A concludere questa giornata, abbiamo dato una mano a
una giovane mamma, scappata di casa col figlioletto per evitare violente
litigate col marito manesco. Era talmente spaventata che non voleva fidarsi a
stare per la notte presso la sede di ASSIST, perche' in giro c'erano H. (il
guardiano notturno) e B. (l'autista che all'alba mi accompagnera' all'aeroporto
di Vijayawada a prendere il volo per Rajkot).
Che fine settimana! Che strano modo per terminare la
mia esperienza a Chilakaluripet!
…
Nota positiva: la ragazza che ha lottato fino a ieri
mattina tra la vita e la morte, ha dato alla luce una splendida bambina ed
entrambe sembrano godere di ottima salute.
Noi
europee siamo state in ballo “solo” 10 ore. Se penso che per J.
(la ragazza incinta che stava male), il suo compagno e V. si e'
trattato circa del doppio...
Siamo
rientrate alle 4 del mattino, lasciando J. in un ospedale privato
dove, finalmente, poteva stendersi un letto tutto per se'.
Era
improponibile lasciarla in quello pubblico, dove 3 pazienti dovevano
condividere un posto letto, alcune ragazze si lamentavano per il
parto imminente, i bambini appena nati venivano adagiati su cumuli di
vestiti buttati a terra, lo sporco era ovunque, le infermiere se ne
stavano bellamente sedute a chiacchierare anziche' prendersi cura
delle pazienti e la ressa in attesa, nel frattempo, iniziava a
coricarsi sul pavimento dell'ingresso per evitare di perdere il posto
in fila davanti all'accettazione.
Mi
sa che dopo quest'avventura per me ci sara' poco da lamentarmi della
sanita' italiana...
Doccia
veloce e via a nanna. Ne avevo bisogno: ieri notte non ho
praticamente dormito e oggi ho bisogno di un minimo di energia per
affrontare il mio ultimo giorno di “lavoro” in ASSIST...Eeeh!
Se mi
mettessi a raccontare la giornata di oggi, parlerei di una corsa contro il
tempo per salvare 2 vite. Descriverei situazioni imbarazzanti in ospedali
pubblici, gremiti di gente in attesa di una visita per ore e ore. Direi che per
gli ospedali privati indiani la reputazione, sempre che si possa chiamarla
cosi', e' da salvaguardare anche a costo di sbattere in mezzo a una strada una
paziente a rischio.
Anche questa volta credo sia meglio che
rimanga in silenzio.
Chissa'
perche' a volte i documenti ufficiali devono essere tutti perfetti e altre,
invece, possono essere approssimativi!? Sul permesso per lasciare l'India
qualcuno ha deciso di scrivere che sarei tornata in Italia, quando in realta'
volero' su Bangkok. Probabilmente io sono una fissata, ma se devi esplicitare
qualcosa, non puoi almeno farlo correttamente?
Morale: con
K. (spalla di M., responsabile HR di ASSIST) ho raggiunto M. al distretto di
polizia per rifare la richiesta del mio permesso. Di nuovo, siamo stati
cordialmente accolti dal Soprintendente, che ci ha offerto il the e qualche
chiacchiera di circostanza, terminata con un “Sempre al tuo servizio!
Domattina il foglio corretto sara' pronto”. Il potere dell'essere bianchi in
questa nazione a volte e' stupefacente...
Per sfruttare
la scarpinata a Guntur, mi son fatta poi accompagnare da K. a comprare il
trolley, ormai indispensabile per scarrozzare qua e la' la quantita' lievitata
di roba che mi ritrovo (e io che volevo viaggiare sempre e solo col bagaglio a
mano!). Dopo estenuanti trattative in vari bazar (K. e' stato impeccabile),
sono salita sul bus per Chilakaluripet tutta sorridente con il mio nuovo
acquisto.
Il buon umore
e' stato smorzato dal viso del mio accompagnatore, sofferente per la guida poco
fluida dell'autista del bus. A un certo punto ho temuto non ce la facesse a
trattenersi dallo stare male. Grazie al cielo, pericolo scampato! Olle'!
Meglio non
illudersi mai di poter guardare un film intero, qui in India. I tagli di
corrente da parte dello Stato potrebbero farti perdere il meglio della storia.
Com'e' successo a noi europee, belle contente di guardare insieme “A beautiful
mind” in camera di S.. Arrivato a meta', il film e' stato brutalmente
interrotto dall'ennesimo black out e, al suo posto, e' apparso quel fastidioso
miscuglio di puntini rumorosi a fare da sfondo alla scritta “no signal”.
Peccato che
il generatore non abbia il potere di recuperare il segnale e trasmettere
l'audio-video in maniera appropriata :(
Volevo ben vedere che il mio PC
non faceva nessuno scherzetto a una settimana dalla partenza! L'update automatico
di Windows mi ha creato non pochi problemi oggi tra re-installazioni e
riconfigurazioni varie. Meno male che S. (IT manager di ASSIST) mi ha dato una
mano a venir fuori dal pasticcio, perche' da sola temo non sarei stata in grado
di riportare il laptop a una situazione di normalita'...
In zona Cesarini anche l'ultimo
inghippo e' stato superato con successo. Olle'!
Giornata fuori porta. E' sempre
piacevole una gita esplorativa la domenica, dopo tutta la settimana a dividersi
solo tra ufficio e camera tra le mura intorno al centro ASSIST, con qualche
puntatina ai bazar.
Con la scusa del rientro di S. da Warangal,
la giovane spagnola e sottoscritta ci siamo accodate a V. per andare a Guntur.
Tempo di
accompagnare i suoi genitori a casa, che era gia' ora di pranzo. Poteva mancare
l'appuntamento con la pizza domenicale?!? Anche B. (l'autista) se l'e' gustata
alla grande :D
Per soddisfare la curiosita' di
noi europee, abbiamo fatto un giro anche in un parco dove un brontosauro in
pietra giaceva a mo' di guardiano sonnecchiante in mezzo a prati e alberi. Chi
avrebbe mai detto che dietro alla fermata del bus, dove piu' di una volta sono
scesa, c'era un angolo verde e tranquillo come quello?!
In
mancanza di supporti materiali, l'immaginazione gioca un ruolo
fondamentale. Se poi si ha avuto un'infanzia ricca di stimoli ludici
e si e' ancora in grado di apprezzare 2 fogli di carta, 2 penne e una
flotta di navi disegnate in quadratini...Battaglia navale e una
ventata di gioia puerile arrivano in soccorso!
...Ci
sarebbe poi da ricordarsi di spiegare bene tutte le regole
all'avversario, ma pretendere di avere pure una buona memoria, mi
pare troppo!
Ho
ufficializzato la mia dipartita dall'India. Tra qualche giorno devo
tornare al distretto di polizia di Guntur per ritirare il mio
permesso per lasciare il Paese.
C'e'
stato un momento, mentre ero seduta davanti all'ufficiale in comando,
in cui mi son sentita chiedere “Sicura che vuoi il permesso per
partire?”, in cui le uniche parole che mi son passate per la testa
sono state “Chiedo scusa, c'e' stato un equivoco. Non vado da
nessuna parte. Resto qui”.
Una
parte di me e' stra contenta ed entusiasta alla sola idea di
continuare il viaggio e gustare nuove realta', persone, culture. Una
seconda, pero', e' come radicata qui e l'impossibilita' di predire se
mai avro' modo di tornare in questa terra la fa silenziosamente
urlare.
“Suvvia,
famoce coraggio!”, direi a chiunque vedessi con lo sguardo
pensierosamente corrucciato...Andro' davanti allo specchio...
Confermato il ritorno dell'artrite. Stavolta, pero', niente cortisone. Si
va di antinfiammatori. Speriamo in bene!
Dopo
l'esperienza di Pondy, voglio poter chiudere a chiave
PC, soldi e quant'altro abbia valore. Cosi', prima di cena, ho avuto modo di
testare la pazienza di P. (la spagnola), che mi ha accompagnata a cercare un trolley. Non c'e' che dire: prova superata a pieni
voti! 30 minuti a guardare e riguardare valigie senza battere ciglio. Come
ricompensa, mi e' sembrato il minimo farle gustare il suo primo lassi
bello fresco sulla via del ritorno. Buono di brutto! Slurp :p