La
giornata di oggi e' stata parecchio impegnativa.
E'
iniziata con un viaggio in moto di un'ora e mezza, attraverso un
paesaggio secco e incolto, ma a modo suo bello e affascinante, che ci
ha visto “nuotare tra bufali e capre”.
La
meta era il villaggio di Desireddy Palle, dove ci attendevano i
genitore di 30 bambini, che vivono e studiano presso il Centro grazie
al supporto di AIB.
I
presenti si sono rivelati entusiasti e grati per l'opportunita' che
viene data ai loro figli. La maggior parte ha espresso apertamente
l'intenzione di far proseguire gli studi ai propri bambini, sebbene
la situazione economica delle famiglie sia decisamente precaria.
L'occupazione principale in questo villaggio e' il lavoro agricolo,
che, per le temperature troppo elevate nel periodo estivo, non
permette alcuna attivita' nei campi, con la conseguenza che molti
abitanti restano senza un salario. Per ovviare a questo problema,
ogni anno cercano di svolgere attivita' alternative: c'e' chi si
dedica alla pastorizia, chi si trasferisce in altre citta'.
Nemmeno
la gestione oculata di risparmi e prestiti dalle banche da parte dei
Self Help Group, che investono gli importi a disposizione per
implementare le tecniche di coltivazione e le altre attivita' svolte
dagli abitanti del villaggio, genera introiti sufficienti a cambiare
lo stato di necessita' del villaggio.
Nel
salutare le persone appena incontrate, riflettevo su quanto non sia
affatto scontato, generalmente, trovare riconoscenza negli occhi o
nei gesti delle persone. Ogni volta che ho visitato un progetto,
pero', ne ho trovata in abbondanza. Talmente tanta, che mi chiedo se,
durante le presentazioni fatte dai miei accompagnatori, non siano
state aggiunte imprese straordinarie di cui non sono a conoscenza.
Personalmente, non mi sembra di aver fatto nulla di particolare,
eppure, ogni volta, le persone mi hanno ringraziato, cercata per una
stretta di mano, invitata nelle loro case per potermi coccolare e,
ogni volta, avrei voluto poter parlare la loro lingua e spiegare loro
che non sono io quella a cui destinare tutto questo, ma so che
sarebbe solo un “aggiungere”, il loro, non un “sostituire”.
Si,
qui c'e' tanta gratitudine.
La
seconda tappa e' stata in una scuola statale frequentata da 116
studenti, di cui 7 supportati da AIB.
L'incontro
con il preside si e' rivelato decisamente interessante, perche'
abbiamo parlato di tassi di abbandono scolastici. Ci raccontava,
infatti, che dopo la classe 10 (generalmente frequentata da bambini
di 15-16 anni), un buon 10-15 % degli studenti non prosegue gli
studi. Di questi, la maggior parte e' composta da bambine. Purtroppo,
la motivazione e' ancora legata alla minore importanza che viene data
all'istruzione impartita alle figlie femmine, viste piu' “utili e
retributive” se mandate a lavorare o se fatte sposare anche in
giovanissima eta'. Far sposare una figlia minorenne e' illegale, ma,
per quanto nel diritto di farlo, nessuno si prende la briga di
denunciare queste situazioni. Vige l'omerta' e il disinteresse piu'
totale a riguardo. Che tristezza!
Mentre
ascoltavo queste parole, per me totalmente assurde, guardavo gli
occhi delle studentesse che, coi loro compagni, si erano nel
frattempo raccolte intorno a noi e non ho potuto fare a meno di
chiedermi quante di loro siano destinate a un cosi' per me assurdo
destino.
Siamo
rientrati al Centro che erano le 15 passate. Ero accaldata per il
sole a picco sulla testa durante il lungo tragitto in moto.
Rintronata dalla quantita' di informazioni raccolte. Affamata per il
mancato pranzo. Triste per il pensiero di come debbano vivere le
donne in questo Paese...forse e' meglio mettere un punto qui.
Ora
mi concentro sulla nuova musica che ho scoperto stasera grazie a M. &
A. e alla voce contenta di mamma quando ha riconosciuto la mia voce
al telefono...