Incredibile:
anche giugno e' ormai giunto al termine.
Solo
un mese prima della partenza per la Thailandia.
Mi
fa uno strano effetto pensare che stavolta la partenza da ASSIST
sara' per non tornare.
Dopo
l'ufficio ho portato P. a fare un giro per Chilakaluripet. Ci stava
tutta una passeggiata tra i bazar, sotto lo sguardo dei curiosi.
Meglio fare il pieno, per i periodi di carestia.
Furie
rosse, preparatevi. Gli Azzurri stanno
arrivandoooooooooooooooooooo!!!!
Che
partita, ragazzi! In Italia si sara' urlato molto di piu', ma anche
qui ci siam fatte sentire...abbastanza ;)
Mi
sono alzata stanca, ma contenta per il risultato dell'Italia.
Tempo
di tornare in camera mia (la TV e' in quella di S.) e fare il bucato
che A. (la receptionist di ASSIST) e due individui mi fanno capire
che c'e' un lavoro da fare in camera mia. “Dobbiamo
dare la medicina ai muri. 10 minuti”.
“La
che?!?!”.
Uno
dei due individui abbracciava un super trapano e ha iniziato a forare
lungo il battiscopa. “Ehi
ehi, fermati un attimo! Stai facendo un mare di polvere, fammi
togliere dalla stanza la mia roba!”.
Sono
rimasta accampata davanti alla mia stanza fino alle 13. Alla faccia
dei 10 minuti. E' proprio vero che qui in India c'e' una concezione
del tempo totalmente diversa!
Sono
scesa a razzo per pranzo, dopo aver pulito e sistemato in camera
tutto l'ambaradan, per poter mangiare e andare con A. a prendere la
spagnola.
Stavolta
c'era anche lei sul volo.
Diciannovenne
di Pamplona, studentessa delle Belle Arti a Barcellona, e' venuta a
trascorrere in modo diverso le sue vacanze estive qui in India...a
Chilakaluripet. La sua idea e' quella di fare foto che possano
tornare utili ad ASSIST.
Fare
le analisi del sangue non mi piace per niente per via dell'ago,
ma...i fastidi alle caviglie non passano, percio'...m'e' toccato
farle qui!
L'arrivo
previsto della nuova volontaria spagnola mi ha dato l'occasione per
andare oggi a Guntur a fare il prelievo. Con me A. (l'autista) e poco
coraggio.
Digiuna
dalla notte prima (con S. mi son guardata la semifinale Spagna vs
Portogallo con birra e patatine), alle 12:30 sono salita in macchina
decisamente poco convinta. Il racconto dell'esperienza di S.
riecheggiavano nella mia testa. “Non
usano il laccio emostatico, ma usano la mano sinistra per stringerti
il braccio per vedere la vena. Non usano nemmeno i guanti. Pero' la
siringa e' nuova”.
E meno male, almeno quella!
Arrivati
a Guntur ci siamo diretti al laboratorio indicatoci da M. (il
responsabile HR di ASSIST), dove, salita una ripida scala, ci siamo
ritrovati in una piccola sala d'attesa. “Aspettate
qui”.
Mi guardavo attorno impaziente e impaurita.
Quando
sono tornati a chiamarmi e' stato per condurmi al secondo piano di un
altro edificio. Eccomi al laboratorio vero e proprio dove si sarebbe
compiuto il fatto. “AIUTO!”.
Ho
dovuto pure incontrare il responsabile, a cui ho dovuto spiegare
alcuni parametri che mi servivano. Fortuna che ho il mio adorato
BlackBerry sempre con me e sempre operativo (tranne quando si rompe e
mi tocca ricomprarlo...)! “Ok!
ho capito. Vai pure a fare il prelievo.”.
“Ehm...dove?”.
“Vai
all'ingresso”.
Ho
seguito le indicazioni, sono andata all'ingresso e mi hanno fatto
sedere. Due minuti dopo si e' ripresentata una delle ragazze che
erano sedute in reception con siringa, cotone e laccio. “Dove
devo seguirti?”.
“Resta
seduta li' e stendi il braccio”.
E fu cosi' che il prelievo di una siringa del mio sangue fu compiuto
nell'ingresso di un laboratorio. Se non sono svenuta e' solo per
miracolo. Avevo il cuore a 1000.
Passiamo
alle urine. Mi e' stato consegnato un barattolino per la raccolta del
campione piu' piccolo di una tazzina da caffe'. “Cosi'
poche???”.
Tutto sommato, meglio cosi': ovviamente, quando serve, non si ha mai
lo stimolo...Mi hanno fatto lasciare il campione sul tavolo della
reception. Mi hanno chiesto nome, eta' e numero di telefono e mi
hanno congedata.
“Non
fate confusione con i vari campioni, neh?!”.
Sperem!
Sopravvissuta
e affamata (ho dovuto saltare anche il pranzo), sono risalita in
macchina alla volta dell'aeroporto di Vijayawada. Arrivo previsto di
P., la ragazza spagnola, h 16:30.
Nonostante
l'abbondanza di tempo a nostra disposizione, A. ha tirato dritto
senza fermarsi per pranzare. “Vorra'
arrivare a destinazione e poi li' troveremo qualcosa al
chioschetto?!?”.
Ingenua! Tempo di parcheggiare che ho chiesto “Mangiamo
qualcosa?”.
“Io
ho gia' mangiato”.
Mi pare giusto!
Il
bar dell'aeroporto e' in fase di lavori di ristrutturazione. Al suo
posto c'e' una stanzetta con dei tavolini, un frigo per le bibite e
un lavandino per lavarsi le mani. Unico cibo disponibile: delle
palline di verdura fritta. Dato l'orario, erano ormai le 15:30
passate, mi sono seduta a uno dei tavolini e ho mangiato quel che
c'era, condividendo la quantita' abnorme che avevo nel piatto con A..
16:25.
L'aereo e' atterrato e il mio telefono a cominciato a squillare. Era
V. (la responsabile progetti di ASSIST). “Elena,
tornate indietro. P. ha perso il volo e arriva domani”.
…
Ho
prenotato i voli per i prossimi spostamenti. Ora mi devo solo godere
la partita dell'Italia di stanotte.
Nella
camera degli ospiti di un'organizzazione impegnata nel sociale due
pazze italiane urlano e si dimenano davanti a uno schermo seguendo
gli Azzurri agli Europei.
L'Italia
c'e' e va in semifinaleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee !!!!!
Ovviamente
non poteva mancare l'imprevisto: a 2 minuti dalla fine un blackout ha
interrotto il segnale della TV. I rigori sono stati seguiti su
repubblica.it dal BlackBerry.
Per
l'ultima giornata a Warangal Fr L. aveva previsto la visita a uno dei
tanti progetti seguiti da Lodi Society.
Cosi',
alle 8, sono salita in macchina con Fr M. (assistente di Fr L.), B.
(coordinatore responsabile del progetto) e la buona Sr E..
Abbiamo
raggiunto la nostra meta dopo un paio d'ore di viaggio. Tutto era
pronto per la manifestazione dei bambini della scuola del villaggio
sull'importanza di una buona istruzione e per l'inaugurazione di una
piccola biblioteca.
Fino
a pranzo e' stato tutto un urlare “Io
vado a scuola e non a lavorare!”,
noci di cocco rotte e strette di mano.
Delirio
puro!
Per
fortuna il pranzo e' stato tranquillo, altrimenti sai che mal di
testa...Interessante, per carita', ma...forse non ero pronta a
ributtarmi cosi' nella mischia...
Arrivati
a Warangal ci siamo fermati per una breve visita al Forte, al parco
antistante e al Tempio delle 1000 colonne e per uno spuntino a base
di pizza ai peperoni...non c'e' stato verso di salvarsi dal secondo
pezzo.
Per
chiudere la giornata, anziche' stare con le suorine, con cui ormai
sono riuscita a stringere buoni rapporti di conversazione quotidiana
(oltre ad aver avuto accesso alla loro mensa), sono stata invitata a
cena da Fr L., Fr M. e un altro giovane prete prossimo alla partenza
per l'Italia. Come fare a dire “No
grazie?!”?
Non ero in vena di cene fuori, ma si sa come sono le buone maniere...
Va
beh, ora nanna che domani ci si rimette in viaggio!
Dopo
due giornate di lavoro ecco finalmente il prodotto finito. Che
soddisfazione!
Nel
pomeriggio si era pensato di farmi fare un giro turistico per
Warangal, ma l'attesa dell'ultimo materiale che mi occorreva mi ha
trattenuta in ufficio. Poco male. A Sr E. servivano delle dritte
sull'uso del PC, percio'...“Con
ctrl+a selezioni tutto. Con ctrl+c copi. ...”.
Ho
passato l'intera giornata seduta davanti a un PC. Non c'ero piu'
abituata e alla fine avevo gli occhi stanchi.
Per
il lavoro da fare, la proposta di estensione del progetto, mi ha
affiancato una new entry di Lodi Society, Sr E., che e' arrivata con
me a inizio mese.
La
bozza che ha preparato durante la mia assenza era davvero fatta bene,
se si considera che il suo background e' da infermiera...Ci siamo
rimboccate le maniche e tuffate insieme in quest'avventura di
taglia/incolla/elimina/aggiungi.
Unica
interruzione: il pranzo a base di maccheroni nel convento dove vive
un'altra suora che lavora nell'organizzazione e dove Sr A., dopo
quasi 30 anni, ancora si diletta a parlare l'italiano imparato sul
campo.
Ripartita.
Lasciato il centro Krupa Bhavan. Tornata a Kazipet (Warangal).
In
macchina con me anche Sr M. e la piccola K., avvisata all'ultimo
secondo che il suo rientro allo studentato della sua scuola sarebbe
stato oggi e non domani o dopo.
Non
so chi avesse il viso piu' triste.
Ci
siamo salutate frettolosamente alla fermata del bus.
Io
ho proseguito in macchina, loro dovevano aspettare il bus per
raggiungere la scuola di K.
Oggi
ho voluto osare. Oggi ho voluto fare una piccola rivoluzione. Oggi ho
fatto giocare a Spazzola (una versione avanzata di Bandiera) le bimbe
del centro e...e' stata magia! Ci siamo divertite un sacco. Le bimbe
continuavano a urlare “Akka, questo gioco e' super!” e ridevano,
si dimenavano incitando le compagne di squadra, correvano. Wow!
La
campanella del pranzo ci ha riportate all'ordine, alla realta'.
Ho
visto tanta voglia di vivere in quell'ora. Tanta voglia di sognare.
Tanta voglia di normalita'.
Stasera
era la mia ultima serata con le bimbe, visto che domani c'e' il
compleanno di una suora a cui, ahime', sono costretta a partecipare.
Per l'occasione, e' stato anticipato a oggi lo spettacolino di saluto
fatto di balli e canti.
Seduta
accanto a me avevo la novizia che avrebbe dovuto tradurre le parole
della giovane presentatrice. Al primo giro mi ha riportato le uniche
parole in inglese. Al secondo era distratta. Al terzo c'ha
rinunciato. Ero piegata in due dalle risate. Avevo le lacrime agli
occhi. Alla fine ho contagiato tutte le suorine ed e' stato il
delirio. Abbiamo riso fino alle lacrime.
Alla
fine dello spettacolino le bimbe sono venute a chiederci il motivo di
tanta ilarita'. Povere, pensavano stessimo ridendo di loro. Ops :p
Con
le suorine sono andata avanti a risate fino a tardi. Ci siamo godute
la serata di ilarita' ed e' stato bello. Dopo mi sentivo leggera e
rilassata. Che meraviglia il potere del ridere :)
Stamattina
Sr M. mi ha portata a visitare le scuole frequentate dalle bimbe del
centro. Ero emozionata all'idea di vederle sedute ai loro banchi. Non
so perche'. Forse perche' pensavo a quanto devono lottare per il loro
diritto allo studio per il semplice motivo di aver contratto l'HIV
dalle loro mamme.
Che
belle che erano. Quando mi hanno vista (dall'ultima fila) avevano gli
occhi che brillavano e i sorrisi timidamente nascosti dietro a una
mano. Sapevano che ero li' per loro ed erano felici per questo. Quanto e' vero che basta davvero poco per regalare un attimo di gioia
a dei bambini!
Stamattina
Translator e' tornata allo studentato della sua scuola. Aveva un viso
cosi' triste. Voleva restare con le sue amiche al centro. Lei che non
e' HIV positiva, lei che e' cosi' giovane, a dispetto della maggior
parte delle persone non ha paura di stare a contatto con chi invece
sieropositivo lo e'. Anzi! Lei con le sue amiche ci gioca e si
diverte. Condivide la stanza, la mensa, le gioie e i dolori
quotidiani. Fino a quando il dovere scolastico non la porta altrove.
Lei cosi' piccola eppure e' gia' in grado di vincere ogni
pregiudizio.
Mi
e' spiaciuto non ci fosse per preparare i braccialettini colorati con
le perline. Mi e' spiaciuto anche che non abbia potuto condividere
con noi la cena che e' stata preparata in cortile. Abbiamo riso
tanto, tutte assieme. Bimbe e suorine. Sotto le stelle. Come una
grande famiglia.
Le
vacanze estive sono finite. Oggi, con un calcolato giorno di ritardo,
le bimbe sono tornate ai banchi di scuola.
Da
tradizione, Sr M. ha aspettato che il richshaw stracolmo partisse con
le giovani passeggere a bordo. Hanno continuato a salutarci con la
mano fino al cancello. “Bye!
Bye!”.
Che
strana atmosfera al centro senza l'allegra confusione delle sue
piccole abitanti, con il lungo corridoio silenzioso e come in attesa
di essere ripopolato. Mi ha fatto strano passarci.
Per
il rientro delle bimbe, avevo in programma le letterine e i disegni
da mandare in Italia. Manco durante i peggiori compiti in classe ho
mai visto copiare cosi' tanto...Hihi!
Oggi
e' il primo giorno di scuola, percio'...tutti a casa! Ebbene si'! E'
cosi' che inizia la scuola da queste parti: con un'assenza. La
ragione e' che anche gli insegnanti si prendono il loro tempo per
carburare, percio', per evitare alle bimbe di rimanere sedute in
classe per ore a non fare nulla, alla luce anche della mia presenza
al centro, Sr M. ha fatto un giro di telefonate per sentire le
intenzioni dei maestri e ha poi deciso di assecondare le vecchie e
sane abitudini.
Olle'!
Forse
non avro' insegnato le tabelline o a far di conto, ma imparare a
giocare a 1-2-3 stella, la canzoncina del “cocomero tondo”,
nonche' l'immancabile “macchina del capo” avra' pure un suo
ritorno, no?!. A me piace pensarlo :D
Eccomi
al centro Krupa Bhavan a Karimnagar, dove AIB sostiene 20 bimbe
sieropositive, dai 6 ai 18 anni.
Al
mio arrivo, tutte e 27 le bimbe che vivono al centro, orfane o semi
orfane come i bimbi di Warangal, erano gia' pronte a intonare la
canzone di benvenuto.
Tempo
di posare la sacca e presenziare ai convenevoli con le suorine che si
prendono cura di queste piccole, che sono corsa da loro.
Per
rompere il ghiaccio le ho fatte sedere in cerchio sotto il porticato
all'ingresso.
“Niente
sedia per me, grazie. Mi siedo per terra con con voi!”.
Capisco sia un gesto di ospitalita', ma...non mi piace comunicare con
loro dovendole guardare dall'alto in basso. Non mi piace l'idea che
si crei un rapporto di rispetto basato sulla gerarchia.
Abbiamo
iniziato a conoscerci cosi', ballando (io stavolta ho evitato per
buon gusto) e cantando. Che bellini i loro visi quando hanno sentito
la versione italiana di Bella Ciao. Mi hanno chiesto di ricantarla
non so quante volte. Per fortuna non badavano troppo alla mia
(in)capacita' canora...
La
maggior parte delle bimbe parla poco l'inglese. Ce n'e' una, pero',
che pare lo sappia sufficientemente bene da potermi aiutare a
comunicare con le altre. L'ho ribattezzata Transaltor! Banale, ma
efficace ;) . Peccato solo che sia parecchio timida e che a meta'
settimana torni nello studentato della sua scuola. Lei e un'altra
bimba, durante l'anno scolastico, non vivono al centro. Per anni
hanno subito l'emarginazione dalla famiglia e dalla loro comunita'
pensando di essere sieropositive, fino a che, un bel giorno, da uno
dei regolari check up a cui le bimbe sono sottoposte, e' venuto fuori
che in realta' sono negative. La beffa e' che, nonostante la loro
sanita' fisica, pero', non possono tornare a casa per mancanza dei
genitori (deceduti per l'AIDS) o di altri parenti disposti o in grado
di prendersi cura di loro. Quel che mi ha fatto da un lato piacere
dall'altro stringere il cuore dalla tenerezza, e' che entrambe sono
super felici di ritornare dalle loro amiche e alle cure materne delle
suorine. Anche qui, come al centro Asha, si respira aria di casa e di
armonia.
E'
arrivato il giorno dei saluti. Oggi ho trascorso le ultime ore di
questa settimana con i bambini del centro Asha.
Per
l'occasione mi ero tenuta da parte i palloncini e la proposta di
cantare e ballare insieme. Avevo bisogno di vivere questi bimbi in
modo semplice e scanzonato. Alla fine, mi sono affezionata e l'idea
di salutarli mi faceva salire il magone. Quale cura migliore di una
bella risata?
Ho
aspettato la fine del film domenicale per andarmene. Non che ci fosse
un motivo particolare per farlo. Anzi...
Una
mano che saluta. Un ciao strozzato. Uno sguardo triste e colmo di
gratitudine.
Le
prime gocce di pioggia monsonica sono sempre una festa. Quelle di
oggi sono state decisamente timide, ma pur sempre il segnale che
l'acqua tanto attesa e' per strada. Meno male!
Seduti
nel salone, coi bimbi del centro Asha ci siamo dedicati alla
creazione di braccialettini e collanine fatti di perline colorate.
Uno per loro e uno per le famiglie sponsor. Ragionevole, no?!
Ammetto
che gestire la cosa non e' stato semplicissimo. Errore mio, che non
ho preparato il tutto in anticipo, sperando di potermi giostrare tra
un filo e una perlina, mentre loro creavano i loro pezzi di
“bigiotteria”. Macche'! “Akka,
mi fai il nodo qui?”.
“Akka,
ho bisogno di altre perline!”.
“Akka!”,
“Akka!”,
“Akka!”,...“Aiutooooooooooooooooooooo!!!!”.
Tutto
e' bene quel che finisce bene. Mezzogiorno, ora del pranzo, e'
arrivato in mio soccorso, non prima, pero', che ogni monello
completasse anche il secondo braccialettino.
Nonostante
la fatica, ne e' valsa la pena! Non solo hanno prodotto piccoli
gioielli, ma al di la' della confusione e' stato bello vederli
lavorare ancora una volta tutti insieme, spalla contro spalla, per
fare con entusiasmo e gioia qualcosa destinato ad altri.
Nel
pomeriggio sono andata invece a vedere il treno che sta girando tutta
l'India per sensibilizzare la popolazione sul problema dell'AIDS.
Niente male davvero. Linguaggio semplice e diretto, veicolato su un
mezzo assolutamente vicino alla massa. Speriamo la situazione
migliori!
Ci
sono momenti nella vita in cui si vorrebbe sparire per il disagio. Un
po' com'e' successo a me stasera. Nel refettorio dove mangio di
solito, oggi c'era anche un gruppetto di novizie, che ha passato
tutta la cena a osservarmi e ridacchiare. Non solo mi fischiavano le
orecchie, avevo anche l'imbarazzo di chi davanti a se' a una cena da
regine, quando nel tavolo accanto consumano un umile pasto.
Insomma,
se avessi potuto, sarei sparita volentieri...piu' che volentieri!
A
volte scrivere i propri pensieri o scrivere a qualcuno puo' risultare
davvero difficile. Ci si sente privi di idee. Privi di idee
intelligenti. Come se fosse necessario mettere nero su bianco solo
qualcosa di straordinario, perche' quello che proviamo e pensiamo non
ci sembra abbastanza.
“Semplice
e' bello”,
ci ripetevano al corso Clown di AVS. E' quello che ho provato a dire
stamattina ai bimbi del centro Asha, intenti a scrivere le loro
letterine.
Gli
ci e' voluta un'intera mattinata, tra una cancellatura e una
perplessa grattata di capo, ma alla fine ognuno aveva il suo
foglietto ricco di simboli per me incomprensibili, prontamente
tradotti in inglese dalla buona Sr M.
Non
so cosa pensino delle righe con cui hanno riempito la pagina a loro
disposizione. Io le ho trovate semplicemente bellissime.
Oggi
abbiamo passato la mattinata a disegnare. Seduti in cerchio a
gruppetti, i bimbi si davano consigli su cosa rappresentare sul loro
foglio bianco, si passavano matite e pennarelli scambiandosi sorrisi
di allegria e complicita'. E' stato un trionfo di colori e i disegni
sono bellissimi. Sono dei veri artisti!
Dopo
pranzo non mi e' mai facile andare via e lasciarli li'. “Akka,
te ne stai andando? Pero' domani vieni, vero?!?”.
“Certo!
Dobbiamo giocare insieme”.
Come potrei dire di no?!
Non
ci sono filtri. Non ci sono limiti. Mi stanno donando affetto e
fiducia senza riserve.
Sono
forti questi bimbi. Sono forti perche' vivono ogni singolo istante
con allegria e passione, godendone appieno, consapevoli della
preziosita' del presente e senza lasciarsi schiacciare
dall'incertezza e dalle paure per il futuro.
Stamattina,
coi bambini del centro Asha, si e' giocato alla patata bollente e al
telefono senza fili. Forse, sbagliando, mi faccio troppe paranoie, ma
tra il caldo e la stanchezza da medicinali non oso proporre a questi
bambini giochi piu' movimentati. Mi dico che l'importante e' che
stiano bene e possano passare qualche ora di spensieratezza.
Per
fortuna, hanno riso un sacco.
Mi
e' piaciuto tanto vederli ridere. Ridono col cuore. Ridono di gusto.
E sono contagiosi con la loro ilarita'.
Mi
rendo conto che per quanto mi sforzi di scrivere di loro, ho una
grande difficolta' a trovare le parole per esprimere quello che mi
trasmettono, quello che sono per me.
Sono
arrivata al centro Asha che i bimbi stavano ancora facendo colazione,
seduti all'ombra di un grande albero. “Oggi
noodles!”,
mi han detto col sorriso. Gli piacciono i noodles. “Eheh!
Piacciono anche a me”
:p
“Akka
(sorella
maggiore),
giochiamo insieme? Giochiamo a giro-giro-tondo?”.
Mi hanno presa per mano e abbiamo iniziato a girare cantando il
motivetto.
Un
gesto semplice. Un gioco ancora piu' semplice. E si respira aria di
allegria.
Che
belli che sono i bambini!
La
mattinata e' passata cosi', in semplicita'. Tra un gioco e una
chiacchiera.
Un
gruppetto di bimbe era curioso di sapere la mia eta', i nomi dei miei
familiari e la loro occupazione e tutte le info che tutti i piccoli
indiani chiedono a nastro senza stancarsi mai. Prima o poi mi
registrero' le risposte e soddisfero' la loro sete di sapere in
anticipo rispetto alle domande. “Magia!”
:)
Alcune
bimbe hanno anche provato a insegnarmi qualche parola in Telugu.
Domani devo scrivermi tutto, altrimenti la mia pessima memoria me le
fara' presto dimenticare.
I
maschietti, intanto, giocavano alla lotta, improvvisandosi esperti di
karate e kung fu. Non so quante volte ho visto i bastoni rotanti
arrivare sulla testa di qualcuno. Un po' come quando vedo macchine,
richshaw, moto, pedoni, biciclette, camion,....che intrecciano le
loro traiettorie caoticamente, per fortuna, pero', senza mai
scontrarsi. Eeeeeeeh...
I
bambini ospitati dal centro sono 32, tra i 3 e i 18 anni. Tutti
orfani o semi-orfani. Tutti allontanati dalle loro famiglie e
discriminati dalla societa'. Tutti, sebbene cosi' piccoli, gia' con
un enorme fardello sulle spalle: l'HIV e il fantasma dell'AIDS. Per
fortuna c'e' quell'angelo di Sr M., che quotidianamente fa loro da
unica e grande mamma, amandoli, curandoli e coccolandoli. L'affetto
che ricevono si percepisce dal loro modo di stare insieme, cosi'
premuroso e attento, dalla loro pacatezza, dai loro sorrisi, dalla
loro vivacita'. Almeno al centro, ricevono tutto quello che il mondo
fuori non e' disposto a dare loro: affetto, cure, attenzioni,
serenita'. “Ci
piace stare qui! Ora che siamo in vacanza ci svegliamo verso le 7,
facciamo 15 minuti di meditazione, poi c'e' la colazione. Dopo
possiamo giocare insieme qui in cortile e, la domenica pomeriggio,
possiamo anche guardare la TV :D”.
A
pranzo ho chiesto di mangiare con loro. Non ho molti giorni da
dedicare a questi bambini e vorrei passarci quanto piu' tempo
possibile.
Ho
preso un piatto e mi son messa in fila con loro. Volevano a tutti i
costi farmi passare avanti, ma non ho voluto. Volevo essere una di
loro. Non un'ospite. Sono contenta che, un po' stupiti dal mio gesto,
mi abbiano assecondata. Che mi abbiano fatto sedere per terra con
loro a mangiare il mio piatto di riso e curry di verdure. Sono
contenta che le barriere della formalita' siano venute meno.
Sono
venuta via mentre salivano in camera per il sonnellino pomeridiano.
...Oddio, sonnellino...dormita semmai, visto che dalle 13 alle 16 non
ce n'e' per nessuno :)